Saturday 17 January 2009

USA: MARTEDI' OBAMA ALLA CASA BIANCA, SI INSEDIA IL PRESIDENTE DELL'EMERGENZA Agenzia di stampa Asca

Agenzia di stampa Asca
USA: MARTEDI' OBAMA ALLA CASA BIANCA, SI INSEDIA IL PRESIDENTE DELL'EMERGENZA
Nemmeno Franklin Delano Roosevelt si insedio' alla Casa Bianca con una agenda fitta di emergenze come quella che fra tre giorni sventolera' davanti a BarakObama, 44* presidente degli Stati Uniti. E nemmeno John Kennedy arrivo' alla Casa Bianca accompagnato da sogni ed entusiasmo come quello alimentato dalprimo presidente afro.
Su Obama c'e' un'attesa quasi messianica. Gli Stati Uniti stanno attraversando forse il momento piu' critico della loro storia, sia in ottica economicacon una crisi che sta provocando costi salatissimi, ma anche in chiave politica e culturale.
Per il paese a stelle e strisce ma anche per il resto del mondo con l'uscita di scena di George W. Bush forse termina la parabola dei neo con, la destraultraconservatrice che controlla il partito repubblicano dai primi anni '70.
L'eredita' e' pesantissima. L'economia e' allo sbando, le diseguaglianze sociali ed economiche sono tornate ai livelli della ''gilled era'' degli anni '20,ma soprattutto l'America non e' piu' il modello di riferimento. Non rappresenta piu' l'aspirazione per gran parte del mondo. Quel soft power, prima ancoradei soldi e degli armamenti, che ha permesso a Washington di sconfiggere l'Unione Sovietica, e' stato disperso. Afghanistan, Iraq, Somalia, Sudan, Nicaragua,Panama, Serbia. E' la lista dei paesi bombardati dagli Stati Uniti negli ultimi 20 anni. Un ricorso alla forza che da Reagan in poi ha perso quel trattodistintivo della proporzionalita'. Il Consiglio di Sicurezza svuotato e spesso ridicolizzato. Da ultimo lo scandalo della prigione di Guantanamo.
Sembra quasi una ''mission impossible'' capovolgere un'immagine cosi' negativa degli Stati Uniti. Ma Obama non puo' permettersi cambiamenti graduali. Uncambiamento radicale e' necessario, o almeno lanciare il messaggio che gli Stati Uniti voltano pagina. L'annuncio della chiusura di Guantanamo va in questadirezione ma resta poi il macigno dell'Afghanistan e dell'Iraq che costano oltre 15 miliardi di dollari al mese, hanno provocato piu' morti americani dellaseconda guerra mondiale e soprattutto hanno isolato gli Stati Uniti. Esportare la democrazia era un semplice slogan, ma adesso una ''exit strategy'' credibilenon e' piu' rinviabile.
Sara' dunque la politica estera il vero banco di prova della capacita' di Obama di imprimere una svolta nella politica americana da troppo tempo isolazionistae arroccata in una visione egoistica che stride in un mondo globalizzato.
L'apertura di Hillay Clinton sul tema dell'ambiente e' positiva. E' da sperare che il cambiamento riguardi anche il rapporto con le istituzioni sovranazionali.Gli Stati Uniti sono tra 4 paesi al mondo che non riconoscono l'Alta corte di giustizia internazionale e sono l'unico paese ad aver ignorato una sentenzadi condanna della Corte quando Reagan invase il Nigaragua.
Per la riconquista di credibilita' internazionale Omaba e la Clinton dovranno mettere mano al dossier Medio Oriente. La guerra che infiamma Gaza non puo'essere ignorata e affermare che con Hamas non si parla significa continuare ad alimentare un pregiudizio negativo nei confronti del mondo musulmano.
Durante la lunga campagna elettorale Barak Obama ha spesso sfoggiato atteggiamenti da star e troppe volte ha affondato le mani nella demagogia. La costituzionedella squadra di governo ha alimentato qualche perplessita' visto che molti provengono dall'amministrazione Clinton, a cominciare da Leon Panetta allaCia che non ha alcuna esperienza di servizi segreti. Pero' e' inbubbio che sono state scelte persone di spessore e Obama ha dimostrato di essere moltopragmatico e per nulla ideologico.
PER LA LOCOMOTIVA AMERICANA UNA CRISI ECONOMICA SENZA PRECEDENTI
E servira' molto pragmatismo anche per far uscire la locomotiva americana da una crisi economica durissima che solo a dicembre ha provocato oltre mezzomilione di disoccupati, un record dai tempi della seconda guerra mondiale.
E' una crisi senza precedenti, peggiore anche del '29 perche' sta scardinando le fondamenta sociali del paese. Ed e' una crisi che parte da lontano. Laquestione non sono i sofiticati strumenti finanziari, i mutui subprime, le speculazioni selvaggie e l'assenza o l'opacita' delle regole.
Negli ultimi 40 anni l'America il mondo occidentale hanno conosciuto fasi di dura recessione ma la societa' era comunque attrezzata per superarle.
L'America di oggi e' in due immagini. Una e' il volto smarrito e intimorito di Dick Fuld, ex numero uno della Lehman Brothers che davanti alle crude domandedei membri del congresso sul piu' clamoroso crack della storia finanziaria americana, balbetta con voce imbarazzata che negli ultimi 4 anni la sua retribuzioneha sfiorato i 400 milioni di dollari. L'altra immagine simbolo e' quella dei boss di GM e Ford, Rick Wagoner e Alan Mulally, che atterrano a Washingtoncon jet privati e poi a bordo di lussuose limousine raggiungono Capitol Hill per chiedere con fare arrogante che il contribuente americano deve salvarei costruttori auto.
L'America che eredita Obama e' debole coma mai da quasi 80 anni. Nel 1969 la GM era la piu' grande impresa americana e l'a.d. Charles Johnson aveva unostipendio di 795 mila dollari l'anno, pari a 4,3 milioni di oggi, che suscitava parecchie critiche. Ma nel 2008 il compenso di Johnson sarebbe solo al324* della classifica di Forbes sulle retribuzioni dei top manager americani.
Ma sempre nel 1969 anche gli operai della GM non avevano problemi ad arrivare alla fine del mese grazie a 9 mila dollari l'anno, pari a oltre 40 mila dollarioggi. La piu' grande impresa americana oggi e' la Wal-Mart dove gli 800 mila dipendenti guadagnano in media 18 mila dollari l'anno mentre il ceo Lee Scottporta a casa quasi 30 milioni senza suscitare particolari critiche.
In 30 anni politiche pseudo-liberiste, il trionfo delle stock-option e un capitalismo selvaggio hanno provocato il drastico ridimensionamento della middleclass che come osserva il nobel Paul Krugman non e' un effetto del mercato ma il risultato di politiche economiche.
Ricostruire le fondamentale di un sistema di welfare e' la premessa per uscire dalla crisi in modo strutturale e per ridurre le disuguaglianze. Bill Clintonfalli' nel tentativo di riforma della sanita'. Secondo molti perche' voleva realizzarla ignorando il Congresso. Forse la vera ragione e' quel sentimentorazzista che risiede ancora negli Stati del Sud anche tra gli elettori democratici che non sopportano l'idea di stare in un letto di ospedale accanto aun nero.
Forse nessuno piu' di Obama puo' rinsaldare quel patto tra i liberal del nord e quelli del sud che e' stato il successo dei democratici tra gli anni 50e 60 e dell'intesa America.
''Yes we can'' non potra' rimanere un semplice slogan da campagna elettorale.
(did)- USA: MARTEDI' OBAMA ALLA CASA BIANCA, SI INSEDIA IL PRESIDENTE DELL'EMERGENZA

No comments:

Post a Comment

Ciao, spero che tu abbia trovato interessante visitare il mio blog.

Please tell me what do you think about it. Its very _interesting for me...