Friday, 23 January 2009

"Fermate subito i processi a Guantanamo" 22/1/2009 LASTAMPA.it

22/1/2009 - IL DEBUTTO SULLA SCENA INTERNAZIONALE
"Fermate subitoi processi a Guantanamo"
Ma la priorità resta la pace tra arabi ed israeliani
INVIATO A WASHINGTON
La politica estera di Barack Obama inizia con la telefonata a un presidente senza Stato: il palestinese Abu Mazen.
In un debutto internazionale minuziosamente pianificato, Obama ha dedicato le prime quattro chiamate a leader stranieri a sottolineare che il Medio Orientesarà in cima alla sua agenda. Ha incominciato con Abu Mazen, continuato con l’israeliano Ehud Olmert, l’egiziano Hosni Mubarak e terminato con il re giordanoAbdullah. L’ordine con il quale sono state fatte le chiamate non è trapelato dalla Casa Bianca, ma da fonti palestinesi a Ramallah, che hanno dato notiziadel colloquio con Abu Mazen con largo anticipo sulle altre capitali della regione.
Il portavoce Robert Gibbs ha spiegato la scelta del debutto sul Medio Oriente con «l’intento di comunicare sin dal primo giorno l’impegno attivo per perseguirela pace arabo-israeliana, esprimendo la speranza di continuare la cooperazione» che i quattro leader hanno finora avuto con gli Stati Uniti. E a confermache Obama punta a bruciare le tappe c’è quanto Gibbs dice sulla posizione del presidente sul «dopo-conflitto a Gaza»: «Obama ha sottolineato la determinazionea lavorare per consolidare il cessate il fuoco creando un efficace regime anti-contrabbando per prevenire il riarmo di Hamas e facilitare una significativaricostruzione per i palestinesi a Gaza, d’intesa con l’Autorità palestinese».
E’ già una piattaforma d’azione: il partner per la ricostruzione nella Striscia di Gaza è Abu Mazen e la necessità più impellente è di impedire ad Hamasdi avere altre armi. In questa maniera Obama disegna una continuità con l’operato dell’amministrazione di George W. Bush nelle ultime settimane e puntaa rispondere agli interrogativi rimbalzati dalle capitali straniere sul suo approccio alla crisi di Gaza. Si spiega anche così la rapida designazione dell’inviatopresidenziale per il Medio Oriente: George Mitchell, l’ex senatore democratico già protagonista dell’accordo di pace in Irlanda del Nord a cui Bill Clintonaffidò, al termine della presidenza, proprio il compito di occuparsi del dossier israelo-palestinese.
Sul fronte interno, la prima decisione in materia di sicurezza nazionale riguarda invece la prigione per terroristi di Guantanamo, perché lo staff di Obamaha redatto un ordine esecutivo che stabilisce l’immediata sospensione per 120 giorni di tutti i processi ai rimanenti 245 detenuti di «Camp Justice» eal tempo stesso dà disposizione «di chiudere le strutture di detenzione in più presto possibile e non più tardi da un anno a partire dalla data di questoordine».
In concreto ciò significa il blocco dei processi militari ordinati dall’amministrazione Bush, la richiesta al ministro della Giustizia Eric Holder di varareentro quattro mesi la cornice legale per processare i presunti terroristi in America e la disposizione al Pentagono di iniziare a programmare lo smantellamentodel carcere. «Da tempo le intenzioni di Obama sulla prigione di Guantanamo erano note, questo è il primo passo compiuto nella direzione voluta» ha spiegatoil portavoce Bryan Whitman, facendo capire che si tratta di una decisione tesa a far coincidere «ideali e sicurezza» proprio come promesso da Barack agliamericani nel discorso del giuramento pronunciato a Washington.
Mandati i primi due segnali su Medio Oriente e Guantanamo, Obama nel pomeriggio ha ricevuto i vertici militari - incluso il generale David Petraeus - eriunito i consiglieri sulla sicurezza nazionale per chiedergli di preparare i «nuovi piani» ovvero il ritiro delle truppe in Iraq «entro 16 mesi» e l’aumentoin tempi stretti del contingente in Afghanistan «per aumentare la pressione sui taleban e Al Qaeda». Nel caso dell’Iraq le disposizione di Obama riguardanoanche la necessità di lasciare sul terreno un numero sufficiente di truppe per «scongiurare attività di gruppi terroristi e garantire la stabilità» purescludendo la «creazione di basi permanenti». In coincidenza con la riunione di Washington, il governo di Baghdad ha recapitato la richiesta di «accelerareil ritiro quanto possibile».
Al termine della giornata Obama ha avuto anche il suo Segretario di Stato. Con 94 voti a favore contro 2 il Senato ha infatti approvato la nomina di HillaryClinton al posto finora ricoperto da Condoleezza Rice. L’esito della votazione non è mai stato in dubbio, ma vi sono stati momenti di tensione per l’interventodel senatore repubblicano del Texas, John Cornyn, che dopo aver bloccato la designazione da parte della commissione Esteri ha fatto un lungo interventoin aula sollevando la necessità di «discutere apertamente il ruolo della Fondazione Clinton» e rilanciando così i sospetti sul conflitto di interessi diHillary a causa dei finanziamenti raccolti dal marito Bill.

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