Perché Obama ha sedotto il mondo arabo
michele.zurleni
Mercoledì 28 Gennaio 2009
Barack Obama
Se, più che le ultime provocazioni antiamericane del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad,quei messaggi elettronici rispecchiano l’umore del mondo musulmano, un piccolo muro è crollato; se quelle frasi d’auguri, d’incitazione e di speranza raffiguranoil sentimento prevalente dei milioni di spettatori che l’hanno seguito sugli schermi televisivi, allora, dicono alcuni autorevoli commentatori, una nuovaera di rapporti tra gli Stati Uniti e l’Islam è iniziato. “Già il fatto che Barack Obama abbia voluto scegliere per la sua prima intervista internazionaleda presidente, Al Arabiya, il più grande network televisivo globale in lingua araba, è un segnale molto, molto importante”.
L’intervista su Al Arabiya
Yadh Ben Achour è uno dei più importanti intellettuali arabi. Giurista, politologo, preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Tunisi, exmembro del Consiglio Costituzionale tunisino, Ben Achour da anni studia il rapporto tra le società musulmane e l’Occidente. Ha avuto modo di seguire l’intervistadi Obama. “Certe sue affermazioni - come quella che indicava la disponibilità ad aprire un canale di dialogo con l’Iran - hanno rappresentato una veranovità rispetto alla politica adottata dalla passata amministrazione guidata da George W. Bush.” Seduto nella Sala delle Mappe della Casa Bianca, inquadratoin primo piano, di fronte al corrispondente della sede di Washington di Al-Arabiya, Hisham Melhem, Obama ha usato toni e parole molto distensive nei confrontidelle centinaia di milioni di musulmani sparsi nel mondo. “Gli americani non sono vostri nemici” - ha detto. “Il mio compito è comunicare il fatto chegli Usa vogliono il benessere del mondo musulmano, e il linguaggio che vogliamo usare è di rispetto” - ha aggiunto poco prima di ricordare di aver trascorsol’infanzia in Indonesia, il più grande paese musulmano. Obama ha assicurato che compirà ogni sforzo per arrivare a una soluzione pacifica del conflittoisraelo-palestinese. Ha annunciato che il suo inviato speciale nella Regione, George Mitchell, avrà soprattutto il compito di ascoltare le due parti. “Troppospesso gli Stati Uniti cominciano con il dettare soluzioni e non sempre conosciamo tutti gli elementi del problema” ha spiegato il neo inquilino dellaCasa Bianca. Il quale, nell’intervista, ha confermato che il suo unico obiettivo nella Guerra al Terrore è la sconfitta di Al Qaeda. “Gli daremo la caccia,ma tenderemo la mano al mondo islamico in generale”. Frasi, messaggi, quelli offerti da Barack Obama che hanno scatenato, in qualche caso, addirittural’entusiasmo del pubblico. Che ha intasato il blog di Al Arabiya . “Allah lo Benedica”; “Siamo finalmente ottimisti” sono stati alcuni dei commenti arrivatial sito della televisione saudita.
“E’ giusto essere contenti” - dice Yadh Ben Achour.“Ma dobbiamo anche essere cauti, realisti. Gli Stati Uniti sono una grande democrazia, e la politica estera americana non è fatta soltanto il presidente,non è l’unico a prendere decisioni. E poi lui deve rendere conto al Congresso e degli elettori. Ci saranno cambiamenti, ma non dobbiamo aspettarci miracoli”.Che il vento sia cambiato, però, è innegabile. Che Barack Obama abbia un approccio diverso rispetto a George W. Bush, anche. E questo avrà delle ripercussionipositive. “Credo che l’immagine degli Usa nel mondo arabo sia destinata a migliorare. Tornerà il lustro di un tempo, dopo che per anni sono stati vissuticome la “Bestia Nera” dei musulmani. Penso inoltre - prosegue il giurista tunisino - che l’opera di Barack Obama possa addirittura spingersi più in là,alla richiesta di riforme politiche e sociali, di concessione di maggiori libertà civili nei paesi islamici”.
Tutto questo passa anche e soprattutto attraverso un accordo di pace regionale in Medioriente , come ha sottolineato lo stesso Obama nell’intervista. Riuscirànell’impresa nel suo (primo) mandato? Difficile fare previsioni temporali, risponde Yadh Ben Achour. “Una cosa è certa: le politiche basate solo sull’usodelle armi e della forza sono fallite. Si deve tornare ai tempi di Yitzhak Rabin, per quanto riguarda la parte israeliana, o di Anwar Al Sadat, il leaderegiziano che firmò gli accordi di pace di Camp David. Ci vuole un’intesa che garantisca il diritto all’esistenza e alla sicurezza di Israele all’internodi confini stabiliti e certi e che contempli la nascita di uno stato palestinese”. La ricetta sembra essere quella offerta dalla nuova amministrazioneamericana. Barack Obama ne ha parlato nell’intervista a Al Arabiya. Un’intesa che lenisca la grande frustrazione del mondo arabo. Cresciuta nelle ultimesettimane dopo lo scoppio della guerra di Gaza. Manifestazioni si sono tenute in tutti i paesi musulmani. I leader dei regimi moderati, come l’egizianoHosni Mubarak sono diventati l’obiettivo delle contestazioni. Ma anche in Europa, nella stessa Italia, si sono tenuti cortei. “Queste proteste confermanola sensibilità del mondo musulmano nei confronti della causa palestinese. Ma ciò che ho avvertito in questo frangente, soprattutto nelle manifestazioniche si sono concluse con preghiere, come è successo a Milano, è stata la strumentalizzazione religiosa della contestazione - afferma Yadh Ben Achour. “Questeespressioni sono negative perchè dimostrano che l’Islam in Europa non si è ancora integrato completamente nei valori fondanti del Vecchio Continente. Imusulmani europei devono capire che si devono assoggettare alle regole e alle leggi dei paesi occidentali. Questo, purtroppo non è avvenuto in queste occasioni”.
Preghiere per Gaza nelle città europee
Attenzione, però, avverte l’intellettuale di Tunisi: sono gli eccessi di violenza (militare) come quelli registrati a Gaza, le dimostrazioni di forza muscolarea alimentare i gruppi fondamentalisti islamici. In Medioriente, come in Europa. La spirale deve fermarsi. E’ il messaggio che Barack Hussein Obama ha voluto
Wednesday, 28 January 2009
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