Tuesday, 13 January 2009

Hillary Clinton e lo «smart power» एनियो कार्रेतो कोर्रिएरेदेल्ला sera

Lunedì sera una cena di passaggio di consegne con Condoleezza Rice
Hillary Clinton e lo «smart power»
Il prossimo segretario di Stato: «Gli Usa hanno lasciato a desiderare, ma sono ancora desiderati»Elenco di 3 elementi
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Hillary Clinton al Congresso (Ap)
Hillary Clinton al Congresso (Ap)WASHINGTON - Gli Stati Uniti avranno in Hillary Clinton una formidabile segretaria di Stato, molto più combattiva di Condoleezza Rice, che la ha ospitatalunedì sera a cena per un simbolico cambio della guardia. Lo ha segnalato la sua enunciazione al Senato - che deve approvarne la nomina - del futuro corsodella politica estera americana, quello della smart power o forza intelligente, ha spiegato, basata sulla diplomazia, l’economia, la cultura, il dirittoe non solo le armi.
L’ex first lady ha riassunto in una sorta di decalogo i cambiamenti fondamentali che intende realizzare rispetto alla politica estera di Bush, rilevandoamaramente che «gli Stati Uniti hanno lasciato a desiderare, ma sono ancora desiderati». Nell’era della globalizzazione e della interdipendenza, ha aggiunto,l’America non può risolvere i problemi da sola, ma il mondo non può risolverli senza l’America. Hillary, alla cui spalle sedeva la figlia Chelsea, giàconsiderata la sua erede politica, ma non il marito ex presidente, ha elencato i suoi obiettivi prioritari. Il disimpegno «responsabile» dall’Iraq e lastabilizzazione del Pakistan e dell’Afganistan. La mediazione in Medio Oriente tra Israele «che ha il diritto di difendersi» e la Palestina «che ha ildiritto all’autonomia», se possibile con il coinvolgimento dell’Iran e della Siria. Il dialogo con l’Iran, ma nell’irrinunciabile principio che non puòdiventare una potenza nucleare: «Ogni opzione», ha ammonito la ex first lady, «resta sul tavolo». La lotta al terrorismo tramite anche la non proliferazionedi armi di sterminio, «cosa che comporta un nuovo disarmo». Il rilancio delle alleanze, con l’Europa innanzitutto, e della cooperazione con la Russia econ la Cina «senza tradire i nostri ideali ma con pragmatismo». Il varo di una coalizione mondiale per la difesa del clima e lo sviluppo di fonti alternativedi l’energia e quindi di relativi trattari.
Hillary Clinton ha completato il decalogo con altri tre programmi: la riforma dei mercati finanziari con l’appoggio delle potenze emergenti; l’assistenzaal Terzo mondo, da lei definita «un investimento nella nostra comune umanità»; e la tutela degli oppressi, i bambini e le donne in primo luogo, «donnea cui vanno riconosciuti tutti i diritti». In una frecciata finale all’unilateralismo di Bush, Hillary ha concluso la sua presentazione con il richiamoall’America «a guidare con l’esempio, non con il diktat», ricordandole che «la nostra potenza e il nostro prestigio ci addossano una tremenda responsabilità»,e invocando persino il poeta latino Terenzio: «Persuasione innanzitutto».
Rispondendo alle domande successive, si è rifatta spesso allo slogan di Obama, «il cambiamento siamo noi», e ha contestato che gli Usa siano in declino:«È il loro nuovo momento». Perché Bill Clinton si è tenuto ai margini del cruciale test della consorte? Non per evitare di darle ombra, ma per evitarenuove polemiche sui possibili conflitti d’interesse tra la loro fondazione, che svolge attività benefiche in tutto il mondo, e il dipartimento di Stato.Come ha notato il senatore democratico Richard Lugar, la fondazione non potrà più accettare finanziamenti stranieri e dovrà attuare la massima trasparenza.
Ennio Caretto

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