Wednesday 7 January 2009

Le mani dei Clinton

Obama nomina l'italoamericano Panetta, fedelissimo di Bill e Hillary
CORRISPONDENTE DA NEW YORKFiglio di immigrati calabresi, cresciuto dentro un ristorante italiano in California, moderato in politica e manager stakanovista che Bill Clinton vollecome capo di gabinetto alla Casa Bianca: questo è il profilo di Leon Panetta, l’uomo scelto da Barack Obama per essere il nuovo capo della Cia, a cui spetteràdare la caccia a Osama bin Laden.
A svelare la designazione di Panetta, classe 1938, è stato il «New York Times» citando fonti del team di transizione di Obama a Washington, secondo le qualisono due le qualità del clintoniano che hanno convinto Barack: la capacità dimostrata alla Casa Bianca, dal 1994 al 1997, di gestire situazioni di crisie l’aver fatto parte dell’«Iraq Study Group», co-presieduto da James Baker e Lee Hamilton, che nel 2005 suggerì a George W. Bush di «cambiare corso» inIraq, scegliendo un «approccio regionale al Medio Oriente» capace di includere anche contatti con Siria e Iran. Come nel caso dei predecessori StansfieldTurner, John Deutch, John McCone e George H. W. Bush, Leon Panetta non proviene dal mondo dell’intelligence ma ciò non toglie che, secondo Lee Hamilton,«è un’ottima scelta perché conosce molto a fondo il governo federale» ed è dunque destinato a comporre «un brillante tandem» con Dennis Blair, l’ex ammiragliodell’Us Navy designato da Obama alla carica di Direttore nazionale dell’intelligence.
Barack è arrivato al nome di Panetta al termine di una selezione di candidati rivelatasi più difficile del previsto. La sua prima scelta era John Brennan,un veterano dell’intelligence, che però è caduta sotto i colpi delle rivelazioni su coinvolgimenti personali negli interrogatori a Guantanamo da partedi alcuni blog della sinistra liberal. La seconda preferenza era stata per Jane Harman, deputata della California già nome di spicco nella commissioneIntelligence della Camera ma anche questo nome è stato scartato a seguito delle obiezioni provenienti dalla sinistra del partito sul fatto che aveva sostenutole politiche del presidente Bush sull’intercettazione delle telefonate fra cittadini americani sul territorio nazionale.
Rimasto a corto di candidati di propria scelta, Obama ha puntato su un clintoniano doc, il cui legame con Bill e Hillary si deve non tanto al ruolo crucialedi coordinamento politico svolto alla Casa Bianca durante le guerre dei Balcani ma anche all’amicizia personale che risale al periodo precedente quando,deputato veterano della Califonia, aiutò Bill a rafforzarsi dentro il partito in coincidenza con la prima campagna presidenziale nel 1992. Da qui l’ulteriorerafforzamento della squadra dei clintoniani nell’amministrazione Obama che potendo contare sul Dipartimento di Stato (Hillary), la guida dei consiglierieconomici (Larry Summers) ed ora anche la guida della Cia si profilano come il vero pilastro del nuovo governo. A completare il profilo di Panetta comedemocratico moderato di Washington c’è il fatto che debuttò in politica con i repubblicani: nel 1966 al Congresso come assistente del senatore Thomas Kuchele poi nell’amministrazione Nixon, quando nel 1969 diventò il braccio destro del ministro della Sanità Robert Finch.
Panetta è anche il primo italoamericano a diventare capo della Cia. Nato a Monterey, in California, dall’unione di due immigrati giunti dalla Calabria,è cresciuto assieme al fratello all’interno del loro ristorante italiano grazie al quale la famiglia poteva mantenersi e riuscì anche a pagargli gli studi.Cattolico ed educato alla «Carmen Mission School», al pari di Rudolph Giuliani, Mario Cuomo, Nancy Pelosi e Geraldine Ferraro, Panetta parla spesso e conorgoglio delle proprie origini. «Crescere in una famiglia italiana significa avere certi valori come l’importanza della famiglia, della fede, del lavoroduro e dell’integrità personale» ha detto ad un recente evento della Niaf, la maggiore organizzazione degli italiani d’America, riconoscendo ai genitori«il merito di avermi insegnato ad essere debitore nei confronti di una nazione che ci ha dato tutto ciò che non avevamo». «Quando eravamo seduti in cucinacon i miei genitori - ha ricordato Panetta - loro dicevamo a me e mio fratello che un giorno avremmo dovuto restituire all’America quanto era stata capacedi darci». Quel giorno arriverà con l’insediamento nella sede di Langley, nei boschi della Virginia.

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